Il Tevere a Pretola

Il medio corso del Tevere, nella zona compresa tra Umbertide e Deruta, offre per gli appassionati della pesca alla passata ottimi spot, ricchi di cavedani e soprattutto di barbi europei, che si sono ben ambientati e riprodotti in gran numero. La primavera inoltrata e l’inizio dell’estate è senza dubbio un buon periodo per la pesca: vuoi per la presenza costante dei pesci, vuoi per il giusto livello delle acque che facilità la pratica della passata.

Spot prescelto

La zona intorno agli abitati di Pontevalleceppi e di Pretola per qualità delle acque, varietà degli spot e facilità di accesso, è senz’altro la preferita. Pertanto, in una splendida e calda giornata dei primi giorni di giugno, io e Stefano, compagno di tante battute,  siamo arrivati con tutta la calma necessaria a Ponte S.Giovanni in coincidenza dell’apertura del negozio di pesca “Martin pescatore”, dove ci siamo procurati i bigattini necessari per la giornata.  Abbiamo posteggiato la macchina nei pressi del campo sportivo e, fatto pochi passi, siamo arrivati sullo spot prescelto: una lunga corrente completamente sassosa, habitat naturale per i numerosi barbi, ma anche per grossi cavedani. Il livello forse un po’ più alto del solito ed il colore mai troppo chiaro e comunque leggermente opalino, consentiva lenze non troppo sofisticate. Il tratto di fiume nella sua completezza presenta un fondale piuttosto disomogeneo, alternando segmenti di corrente profonda 1 metro e 50 a buche di circa 2 metri. Abbiamo scelto lo spot finale con acqua un po’ più veloce e con fondale più uniforme che degrada sensibilmente nella parte terminale. Una volta piazzato il supporto per la canna, il guadino e la nassa davanti ad un vet
rice, ci siamo immersi in acqua con i waders per 1/3 del fiume.

Pesca alla passata nel fiume Tevere

Pesca alla passata nel fiume Tevere

Attrezzatura e lenze

Anche se il fiume in questo tratto non è molto largo, per la pesca alla passata, occorre comunque usare una bolognese di 6/7 metri, dotata di un mulinello con frizione sensibile, caricato con filo dello 0,14 o addirittura dello 0,16. La lenza, ovviamente, va adattata alle condizioni dell’acqua e della giornata. Personalmente ho utilizzato una bolognese di 7 mt., galleggiante a pera rovesciata e piombatura di 1,5 gr. costituiti da una torpille di 1 gr. (circa il 70% della portata del galleggiante) e una serie di pallini del n. 9/10 scalati fino ad una distanza di circa 30 cm. dall’amo del n. 20. La corrente piuttosto sostenuta avrebbe tuttavia permesso una piombatura più pesante. Il terminale di circa 50/60 cm. l’ho realizzato con un buon 0,10, cambiato nel corso della giornata con uno 0.12 in fluoro carbon.  Secondo me, l’utilizzo della torpille dà maggiore immediatezza e stabilità al finale, mentre la “scalatura” di pallini garantisce morbidezza alla lenza che scorre più fluida e in maniera più naturale. Anche se lo “svolazzo” è notevole e apparentemente poco adatto per i barbi, non ho notato grandi differenze nelle abboccate quando ho “sperimentato”  lenze più raccolte sul fondo o addirittura senza torpille.



Azione di pesca alla passata

Gli amici mi dicono che quando ho in mano una bolognese mi sfogo. Non hanno tutti i torti. Per prima cosa prediligo pescare nella parte finale di una corrente, secondo amo fare passate di alcune decine di metri facendo scorrere il filo dal mulinello, terzo sono più contento se la lenza lambisce le piante dalla parte opposta della riva. Alla fine, tra calibrare i lanci evitando di attaccare la lenza, controllare che l’uscita del filo dalla bobina sia fluida e senza scatti,  accompagnare e a volte trattenere la lenza in maniera costante, capire se l’affondata dell’asticella del galleggiante è causata dal fondo o da un pesce, diventa tutto un lavoro parecchio impegnativo. Ma per il fatto che lo faccia con piacere e dedizione, viene interpretato dagli altri come una forma di massima espressione, cioè di uno sfogo. Anche oggi è stato così. E il momento che ci ripaga di più è quando si aggancia un pesce in prossimità del fine corrente dopo una passata di 30 o 40 metri e la battaglia che subito si innesca nel tentativo di portarlo a tiro del guadino.

Le catture

Ho notato subito che a causa della velocità della corrente i bigattini non affondavano convenientemente e le abboccate avvenivano per lo più in concomitanza del lancio degli stessi con la fionda.

Pesca alla passata nel fiume Tevere

Pesca alla passata nel fiume Tevere

Non amando incollare i bigattini nè utilizzare retine od altre diavolerie, non mi rimaneva che prolungare più possibile la passata. Dopo poche fiondate si sono avute le prime affondate e nella nassa sono finiti 3 o 4 cavedani di tutto rispetto.Le catture si sono susseguite numerose e costanti per tutto il giorno, in prevalenza con barbi di buona taglia, che hanno raggiunto il loro apice nella tarda mattinata, quando, in concomitanza con un sensibile abbassamento del livello del fiume, si sono visti barbi vicino al chilogrammo. Alle 18 circa abbondantemente soddisfatti, stanchi e sfiancati anche dal caldo, dopo le solite foto di rito, abbiamo riposto le attrezzature e rimesso i pesci in acqua.

 

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