Dopo le confortanti indicazioni sulla pesca dei barbi in Ombrone basso di una decina di giorni fa, che riportavano la presenza di barbi spagnoli e cavedani, occorreva una controprova. Controprova che puntualmente è arrivata nella settimana seguente la Pasqua.
Questa volta la zona prescelta è stata a valle del ponte di Istia seguendo la strada delle Sante Mariae che costeggia la sponda sinistra dell’Ombrone per alcuni chilometri. Con me Stefano fedele amico ed appassionato della pesca a passata. Per aver frequentato quel tratto di fiume anni fa, sapevamo che la ricerca di un posto a noi congeniale non sarebbe stata facile: avremmo dovuto “guadagnarci” la pescata ai famosi barbi in Ombrone percorrendo a piedi un buon tratto di strada.
Una tratto di fiume poco accessibile
Una volta posteggiato l’auto lungo la strada provinciale, in un punto che non avrebbe intralciato il traffico, ci siamo incamminati verso il fiume seguendo la delimitazione di un campo coltivato. Dopo una discreto tragitto siamo finalmente arrivati sul fiume e lo abbiamo costeggiato a scendere alla ricerca di una corrente o comunque di un posto accessibile. Non è stata una fatica da poco: i primi caldi, l’impedimento degli scafandri ed il notevole peso dell’attrezzatura, ivi compresi i due chilogrammi di bigattini, non agevolava certamente il percorso.
Lungo il cammino continui flash mi rimandavano indietro negli anni, quando gli spostamenti alla ricerca di posti pescabili erano una cosa normale: soprattutto quando l’esca erano le budellina di pollo. Ma allora non avevamo waders in neoprene, né nasse chilometriche, né fodere piene zeppe di supporti. Allora la pesca era più semplice: un gilet con gli accessori necessari, stivali a coscia, un sacchetto con i bachi o le budellina, una canna ed una cestina di vimini oppure un retino in maglia di metallo che stava comodamente nel carniere dello stesso gilet.
Sapevamo in partenza come quel tratto dell’Ombrone non concedesse molto spazio alle correnti e come la folta vegetazione rendesse l’accesso all’acqua piuttosto problematico. Inoltre, c’erano da considerare i mutamenti del corso del fiume ad opera delle recenti piene. Tuttavia dopo un po’ di strada abbiamo individuato un punto che sembrava fare al caso nostro. Abbiamo lasciato l’attrezzatura su una spiaggetta di sabbia e sassi e ci siamo dedicati a studiare il da farsi. Il posto era un po’ limitato, ma ci sembrava l’unico con una corrente che svettasse veloce, nella speranza di trovare qualche buon barbo e allo stesso tempo scoraggiasse le abboccate dei gatti. E’ di dominio pubblico come le pescate degli ultimi anni in questo fiume, siano diventate un incubo a causa dei pesci gatto e clarius, tanto da interdirlo dalla sfera dei nostri interessi.
Una tecnica di pesca semplice
L’acqua era chiara e pulita come non l’avevamo mai vista, di un bel colore verde, ideale per la pesca ai barbi in Ombrone. Il livello era un po’ alto, ma ottimale per il nostro sistema di pesca. Galleggiante di un grammo, ma anche uno 0,75 poteva andare bene. Un finale di 70 cm. dello 0.12 ci avrebbe permesso di forzare un po’ i pesci per tenerli lontano dalle protezioni della sponda opposta. Per accelerare l’entrata in pesca dell’esca ho messo una torpille di 0,40 gr e a seguire quattro pallini del n. 11. Il fondo era sul metro scarso. Una montatura molto semplice per una passata naturale che non richiedeva trattenute particolari, occorreva solo accompagnare la lenza nel suo scorrimento in modo da mantenere l’esca sempre davanti al galleggiante.
Siamo entrati in acqua con nassa, secchio con i bigattini ancorati al cinturone e guadino a tracolla. Fin dalle prime passate mi sono accorto che il tratto di fiume non consentiva di pescare agevolmente in due. Mi sono spostato allora sul fine della corrente, cosciente che avrei pescato in un fondale più basso, ma il regolare scorrere dell’acqua, unito ad alcune bollate mi davano fiducia.
Pesci fin dalle prime passate
Lo spot non era molto ampio e potevo gettare i bigattini con le mani, già alla prima manciata le prime abboccate dei barbi in Ombrone non si sono fatte attendere: prima qualche cavedanello, poi i primi barbi. Non erano barbi grossi, ma divertenti ed impegnativi alle loro prime puntate nel tentativo di liberarsi. Ma la cosa più significativa sono state le abboccate continue senza soluzione di continuità: da metà mattinata fino alle 17.00 ora in cui abbiamo deciso di smettere, mai e dico mai, ho fatto una passata a vuoto. Ad ogni razzolata un’abboccata.
Nella parte centrale della giornata, nel tentativo di attirare un po’ di pesce di maggior taglia ho fatto l’errore di aumentare la pasturazione, ed è allora che sono usciti le carpe ed i gatti e di conseguenza le rotture della lenza. Sono riuscito a salpare sei gatti tutti abbondantemente oltre il chilo, tre carpe regine ed una a specchio, tutte sui tre chili e tutte di un bel colore giallo/arancio. Alla fine, provvedendo delicatamente alla rimessa in acqua del pescato, ho contato 56 barbi quasi tutti di una taglia media e 10 cavedani sui tre/quattro etti. L’amico Stefano qualche pesce in meno, ma alcuni barbi di taglia maggiore.
E dopo i barbi in ombrone…coniglio fritto
Una ricca pescata, complice anche una giornata strepitosa piena di luce e di sole, immersi in una natura di ineguagliabile bellezza. Ma non era ancora tutto, a Pari, alla locanda del “Cacciatore”, ci aspettava un fritto di coniglio e verdure come non l’avevamo mai mangiato.
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ATTREZZATURA CONSIGLIATA
Per la pesca alla passata non occorre troppa attrezzatura come per le gare agonistiche, anzi, meno cose abbiamo più è facile muoversi. La mia esperienza mi insegna che ci vuole però attrezzatura di qualità per non ritovarsi a spiacevoli sorprese.
Qua vi elenco alcuni prodotti che ritengo essere perfetti per la pesca alla passata:
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